Viareggio, Venezia, Rio de Janeiro, sono le città che rappresentano per eccellenza il Carnevale, ma niente a che vedere ovviamente con Roma, dove tutto ha avuto inizio.

Questa festa tipica del Cristianesimo, caratterizzata da travestimenti e scherzi liberatori in attesa del digiuno quaresimale (“carnem levare“) sembra infatti ispirarsi alle antiche celebrazioni romane dei Saturnalia, benché queste ultime si svolgessero in tutt’altro periodo (a dicembre): regnava il disordine e gli schiavi potevano essere, anche se per pochi giorni, potenti come imperatori, e i padroni diventare schiavi! 

Antoine Callet, Saturnalia

Dal Medioevo il luogo privilegiato per i festeggiamenti divenne il monte Testaccio: vi si svolgevano dal XIII secolo giostre e duelli, il tutto sotto il beneplacito del papa, sempre presente.  Nel Rinascimento fu proprio un pontefice, Paolo II, a dare nuovo lustro al Carnevale, spostando il luogo dei festeggiamenti in pieno centro urbano, a piazza del Popolo, da cui partiva una grande gara che coinvolgeva tutti i romani, dal momento che erano previsti ricchissimi premi in palio: il tragitto della corsa continuava verso Piazza Venezia lungo quella strada che sarebbe stata ribattezzata, per l’appunto, Via del Corso. La festa era occasione per i nobili di sfoggiare la propria ricchezza, nel cuore di Roma sfilavano carri e maschere popolari (Rugantino, Meo Patacca) come in un vero e proprio teatro all’aperto, ma il momento più atteso era la corsa dei magnifici cavalli bàrberi lungo Via del Corso. 

Achille Pinelli, Carnevale romano, XIX secolo

Le cronache raccontano anche di incidenti e occasionalmente morti, dovuti soprattutto all’uso di allestire spettacoli pirotecnici, proprio per questo a partire dal 1870 i nuovi sovrani Savoia proibiranno tali esibizioni nella nuova capitale del Regno d’Italia, ciononostante lo spirito e la tradizione del Carnevale romano, per quanto assopito, non si è mai del tutto spento, sopravvivendo attraverso la tradizione e l’arte, soprattutto teatrale.

Un moderno Rugantino